Ognuno cresce coi modelli che si trova, per occasione, fortuna, contorni, incroci di quartieri, mestieri di famiglia, cazzi e mazzi socio culturali, per cui talora l'età matura arriva coi rodimenti di kulo ad essa correlati, ma con la consapevolezza che certi riferimenti culturali vivaddio sono assai meglio di Alessandra Amoroso e delle vicissitudini oligofreniche attorno alla De Filippi.
Il cargo battente bandiera liberiana riveste per una generazione di romani e non solo un momento solidale di comunione attorno al verbo, come il ritorno da Ostia in fila con la faccia rossa, i pomodori col riso, il vespone senza casco sulla via del mare senza che nessuno ti facesse la multa, o ti chiamasse zoccola perché hai avuto la presunzione di rispettare la precedenza, o ti minacciasse strafatto di cocaina come nei moderni e allucinati giorni nostri, che con la sicurezza ci si vincono le campagne elettorali, ci si vanta coi numeri tirati fuori dal bussolotto e intanto esci meno di casa, che c'hai paura.
Sicchè come il vento nei capelli non appiattiti dal casco obbligatorio la leggerezza e l'ironia giustificavano anche il piacere per la cazzata, e il saperla tramandare e riderci su.
Pure per questo non sarà stato un Tony Curtis, ma Angelo Infanti ci fa più male.
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